La data scelta per puntare all’efficienza energetica è il primo gennaio 2030. Questo è l’anno in cui gli edifici dovranno essere a emissioni zero. Come? Puntando sulle energie rinnovabili.
Nel dettaglio, gli edifici pubblici dovranno adeguarsi alla nuova normativa europea dal 2027, tre anni dopo l’onere passerà agli edifici privati, quali abitazioni (le cosiddette case green) e uffici.
Dal 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno obbligatoriamente rispettare l’emissione zero per arrivare a una visione più ampia che prevede la sola presenza di edifici a impatto zero entro il 2050.
La direttiva, presentata in Parlamento Europeo a Bruxelles, il 15 dicembre dello scorso anno e approvata nel marzo 2023, rientra nel pacchetto di politica ambientale chiamato “Fit for 55”, poiché punta a ridurre la CO2 del 55% (rispetto ai limiti presenti nel 1990) entro il 2030.
Cosa si intende per efficienza energetica?
Con il termine efficienza energetica ci si riferisce al rapporto tra l’energia impiegata in un processo e il risultato che si ottiene. Quindi, in termini tecnici, minore è il consumo per ottenere un servizio (o un fabbisogno), maggiore è l’efficienza energetica.
Ad esempio, un’abitazione può aumentare la propria efficienza energetica installando un impianto fotovoltaico per la produzione di energia e uno solare per avere l’acqua calda, coibentare l’edificio con un cappotto termico, o utilizzare elettrodomestici e lampadine di classe A.
Cosa prevede il piano europeo sull’efficienza energetica?
Il piano, così come è stato scritto, prevede che gli edifici dovranno essere realizzati con tecnologie che garantiscano un grande risparmio energetico, e di conseguenza capaci di consumare una bassa quantità di energia.
Si punta quindi a ottenere un’efficienza energetica attraverso le fonti rinnovabili, primo fra tutti un impianto fotovoltaico, da installare sui tetti degli edifici. In questo modo, le emissioni derivanti da combustibili fossili saranno minime, con un grande vantaggio per l’ambiente e il portafogli.
Classe G e F al bando per il bene del pianeta
La “Fit for 55” prevede una riforma anche per quanto riguarda le classi energetiche degli edifici.
La proposta prevede di mantenere le classi dalla A (come più efficiente) alla G (meno efficiente), ma prevede il rinnovamento degli edifici pubblici dalla classe G alla classe F entro il 2027, fino alla classe E entro il 2030.
Le case, per essere definite green, dovranno adeguarsi entro il 2030 per ottenere la classe energetica F, fino al 2033 per ottenere la E.
Sanzioni per chi non rispetta il piano di efficienza energetica?
Sono diverse le domande che ci stiamo ponendo di fronte alla nuova direttiva: se non rispetto le regole, rischio una sanzione? Come posso rinnovare l’edificio se non dispongo della liquidità per pagare il servizio?
Non sono previste sanzioni per chi non rinnova la propria abitazione o ufficio, almeno in Italia. Il governo non si è ancora espresso sulla questione. Per quanto riguarda il prezzo e la disponibilità economica di ogni famiglia, è difficile fare una stima, che comunque si aggira vicino a svariate decine di migliaia di euro.
Tuttavia, mentre lo sostentamento delle famiglie meno abbienti è preoccupazione di ogni singolo Stato, la direttiva ha già previsto un fondo per contribuire alla spesa, non si sa ancora se tramite agevolazioni e scontistiche.
Cosa fare per migliorare la propria efficienza energetica?
Se il 2030 sembra ancora lontano, è bene iniziare fin da subito a scoprire come puntare all’efficienza energetica. Come già detto, l’impianto fotovoltaico è un’ottima soluzione per aumentare la classe energetica dell’immobile (ed aumentarne il valore).
In base alla posizione, alla presenza di alberi e al consumo medio dell’edificio, i pannelli solari possono essere molto utili, poiché con una buona produzione di energia dai raggi solari (quindi fonte rinnovabile e senza emissioni) si può garantire la piena autonomia senza attingere alla rete pubblica. Inoltre, quando la produzione è maggiore del consumo, l’energia può essere immessa in rete, di fatto vendendola al fornitore. Infine, con un sistema di accumulo (chiamato per semplicità batteria) è possibile immagazzinare l’energia non utilizzata, potendola usare alla sera, quando la produzione è a zero per mancanza di sole.
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